il 13 Maggio 2013
Alberto Bagnai
Il tramonto dell'euro
pp.414, euro 17
Imprimatur Editore, 2013
Moneta Unica e Democrazia in Europa
Alberto Bagnai, professore associato di Politica Economica e blogger (Gufynomics), in tempi non sospetti sosteneva, inascoltata Cassandra, quanto oggi la crisi porta alla luce, ma, nell’era del liberismo sfrenato in cui già John Maynard Keynes è messo in soffitta, per non citare altri, certe teorie apparivano troppo strampalate per essere prese in considerazione, nonostante l’ortodossia dell’autore. Avvincente come un romanzo, quest’opera affronta una questione che alla fine riguarda tutti da vicino perché attinente i nostri interessi: il lavoro, i soldi, i prezzi, la bolletta, le tasse, l’energia, la pensione.…insomma il nostro vivere quotidiano. Il “senso comune”, quello della gente oberata dalla crisi, sentenzia implacabile da tempo: “E’ tutta colpa dell’euro…”.
Il neo Presidente del Consiglio, proprio in questi giorni, ha detto davanti ad Hollande che “se l’Europa è vista come matrigna,…si trasforma in un grande problema democratico che porta all’ingovernabilità. L’Europa capisca, i leader europei capiscano, il rischio di una sovranità che è profondamente collegata alla percezione che i cittadini hanno..di una Europa che frustra le opportunità delle persone”. Che crea povertà, direi io più esplicitamente! Bene, Bagnai ne “Il tramonto dell’euro” dà un senso alla sentenza della “gente comune” ed una spiegazione alle tarde preoccupazioni di Enrico Letta.
La critica di Bagnai è radicale, non lascia scampo all’euro. Esso è definito espressione di “valori antidemocratici..…moneta di nessuno Stato, e quindi non… moneta”. “L’Europa non è l’euro”, dice l’autore, ma asserisce al contempo quanto “l’integrazione economica europea sia un valore da perseguire”. Così rende giustizia all’idea di una Europa dei popoli sovrani, integrati culturalmente, socialmente ed economicamente in una unione politica degna di questo nome, gli Stati Uniti d’Europa. Perché, attenzione, non è vero, come si vuol far credere, che criticare il sistema monetario costruito attorno all’euro significhi essere antieuropeisti, anzi!
Quindi diviene determinante nell’analisi comprendere e smontare i luoghi comuni creati e ripetuti da chi è deputato a creare le idee dominanti dette e rimbalzate dai media. Il “luogo comunismo”…”che ha ucciso le menti di milioni d’italiani…una gigantesca menzogna” che usa mezze verità. Insieme di falsi, o imprecisioni, che creano l’ideologia dell’Eurozona così come sin qui concepita. E da qui i tanti stereotipi sulla voglia di lavorare e via a seguire, e le frasi fatte stile “Bignami” del tipo “svalutare è immorale”, “la Germania è la locomotiva dell’eurozona”, “lo stato è sempre inefficiente”, ecc. Luoghi comuni con punte di verità da riportare nella giusta proporzione ma utili ad occultare il nodo del problema: i fondamenti del sistema monetario.
Infatti, il libro mette in risalto come la teoria economica non vedesse nell’Europa una Optimum Currency Area (OCA) , un’Area Valutaria Ottimale, a causa degli squilibri economici, e non solo, esistenti tra le diverse regioni. Per cui la decisione forzosa assunta solo sul piano politico di avere un’unica valuta è stata sicuramente foriera di prevedibili catastrofi. La strada giusta sarebbe dovuta essere, o potrebbe ancora essere, l’integrazione dei vari sistemi europei: scuola, fisco, mercato del lavoro, sindacati, welfare, standard di cittadinanza europea, ecc. Il processo è stato inverso confidando che attorno alla moneta unica si sarebbe coagulato tutto il resto. Uscire dall’euro ha indubbiamente un costo, sicuramente inferiore a quello di restarci, ma riporta allo Stato “sovranità e democrazia, riprendendo il controllo della politica valutaria” che significa anche poter svalutare per rilanciare le esportazioni e quindi le imprese e l’occupazione. Per capirci, l’euro, moneta forte, consente a chi la detiene di pagare pochissimo una bella vacanza a Sharm el-Sheik in un Hotel a cinque stelle, ma non consente alle imprese italiane di esportare neanche un chiodo. Svalutando avverrebbe il contrario, ma cosa importa se poi la vacanza la fai in Grecia che svaluterà anch’essa e forse anche di più?! E soprattutto se i giovani ricominciassero ad avere opportunità di lavoro?!
Bagnai auspica politiche economiche in cui lo Stato riprenda il ruolo che gli compente nella gestione del risparmio e degli investimenti riappropriandosi della politica fiscale e della sovranità monetaria. Investire nella riqualificazione del patrimonio pubblico, messa in sicurezza del territorio, formazione, ambiente, stabilizzazione del precariato. Una sana politica keynesiana per capirci. Energie rinnovabili, ricerca, recupero del digital divide, reti di trasporto locale e urbano, abbattimento dei costi della politica e degli sprechi. Riprendere il controllo della Banca Centrale da parte del Governo significa riprendere il controllo della massa monetaria compresa la sua emissione e l’obbligo per le banche di sottoscrivere il debito pubblico. Controllo della politica fiscale ormai sottomessa a regole che strangolano imprese e famiglie. Quindi, altro che Fiscal Compact occorre passare all’External Compact, dice Bagnai, ossia “un modello di sviluppo basato sulla domanda interna” e sull’equilibrio assoluto della bilancia dei pagamenti (import/export), modello appropriato per garantire la massima occupazione.
Luciano Foresta
Alberto Bagnai
Il tramonto dell'euro
pp.414, euro 17
Imprimatur Editore, 2013